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Quando “come una ragazza” diventa un insulto?

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Quando “come una ragazza” diventa un insulto?

8 marzo 2016. Le date simboliche sono spesso momenti di bilanci: parità dei sessi, dignità della donna. L’elenco è lungo e, piuttosto che esprimere giudizi o opinioni su un argomento così complesso, ci concentriamo su quello che conosciamo meglio, la pubblicità, senza però uscire fuori tema.

Parliamo infatti di Always, azienda americana di prodotti per l’igiene intima femminile, che pochi giorni fa ha lanciato il nuovo spot con l’hashtag #likeagirl e ha già raggiunto 7 milioni di visualizzazioni.

In un panorama pubblicitario in cui i brand di prodotti dedicati al mondo femminile tendono a convincere puntando a quanto si diventerà, grazie ad essi, in grado di conquistare folle di uomini, qualcuno, ogni tanto, va in controtendenza. L’anno scorso ci aveva convinti tutti con lo spot, mostrato anche durante il Superbowl, in cui chiedeva a ragazzi e ragazze prima, e bambine dopo, di compiere azioni “come un ragazza”, #likeagirl. Contemplando la possibilità che si siano enfatizzate volutamente specifiche reazioni, è evidente l’associazione tra il fare qualcosa come una ragazza e l’insulto.

Anche il nuovo spot si concentra su come gli stereotipi sulle donne siano così radicati nel nostro vivere comune da non essere percepiti. Questa volta Always pone l’accento su come siano rappresentate le donne nelle emoji di Whatsapp: si tengono la testa, si mettono lo smalto, si tagliano i capelli, ballano (e questo è il meno peggio) o hanno il velo da sposa. Agli uomini invece sono destinate tutte le icone che rappresentano le professioni e gli sport. Eppure il corrispettivo di quell’immaginario non dovrebbe essere l’uomo che beve e guarda partite senza sosta, si addormenta sul divano e lascia che la propria saliva unga ulteriormente la sua lercia canottiera?

Entrambe le campagne a distanza di un anno continuano a concentrarsi su un aspetto fondamentale: a partire dalla pubertà l’autostima delle donne comincia a calare drasticamente. Non è il primo brand a focalizzarsi su questo aspetto: famosa è ad esempio la “Campagna Dove per la Bellezza Autentica” di Unilever, che, critiche a parte e forse qualche contraddizione, ha riscosso un enorme successo.

 

Staccarsi da certi stereotipi non solo è possibile, ma porta un riscontro smisurato.

Dedichiamo questo articolo a tutte le donne, la consapevolezza è il primo passo verso il ribaltamento di stereotipi legati a un passato che ci appartiene sempre meno. Per fortuna.


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